Sull’utopia distopica dell’immagine
Abstract
Nei primi due decenni del XXI secolo, l'ibridazione tra reale e virtuale ha subito un'accelerazione significativa, i cui effetti completi – essendo parte di un processo ancora in corso – devono ancora pienamente manifestarsi. Questa trasformazione epocale ha tradito gli ideali libertari proposti dai primi teorici della Rete, imponendo invece un modello socio-economico basato sul consumo di beni e persone. Questo modello ha assunto la forma di un'utopia contraddittoria: un'utopia che si trasforma in distopia, poiché non mira a migliorare la società, ma a imporre una semplificazione che impoverisce i processi di trasmissione culturale. Il tutto si realizza attraverso un uso innovativo delle immagini, sfruttando le potenzialità offerte dagli artefatti tecnologici contemporanei. L'utopia distopica dell'immagine si articola attorno a tre pilastri strettamente interconnessi: le immagini, gli schermi che le proiettano e Internet che le diffonde. Questa complessa architettura è finalizzata alla gestione dei dati, che sono perciò diventati una delle materie prime più preziose della modernità.
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