Se il pensiero filosofico si è interrogato sulle forme dell’alterità fin dal suo primo apparire, l’epoca contemporanea ha assistito ad una sorta di precipitazione in cui proprio tali forme si sono intrecciate con le sfide geo-filosofiche, il mutamento dei paradigmi di indagine sociale, i nuovi campi del sapere prodotti dalle scienze umane. L’accelerazione che si è prodotta ha dunque coinvolto anche la filosofia interpellata su un doppio fronte: quello propriamente teorico della formulazione o ridiscussione dei paradigmi dell’alterità sui quali si è costruita la civiltà occidentale, e quello epistemologico e metodologico in cui il pensiero interroga il suo pensare l’altro. Ma, rispetto all’attualità socio-politica e alle numerose discussioni pubbliche che la modulano, il pensiero filosofico non può esimersi dal ripensare quanto forse costituisce il suo più proprio o la sua infinita risorsa: l’altro, infatti, a partire dalle forme che assume o in cui si manifesta, si impone sempre come ingiunzione e domanda, soprattutto nel momento in cui chiede ospitalità (fosse pure dell’elaborazione teorica) o in cui appare indossando i panni di quello straniero che, secondo la parola di Michel de Certeau, è “l’irriducibile e colui senza il quale vivere non è più vivere”.

Si tratterà allora di pensare ancora una volta l’insieme di questioni teoriche ed epistemologiche che l’alterità sollecita e, insieme, occorrerà ripensare a quanto la tradizione filosofica occidentale ha prodotto nel corso della sua lunga storia ogni volta che ha incontrato (o si è scontrata) con quello straniero (espressione dell’estraneità) che ha sollecitato i suoi guadagni teorici o il suo percorso, senza escludere il versante teologico in cui, nelle varie tradizioni religiose, l’alterità si è spesso intrecciata con la trascendenza e ha prodotto riflessioni di fondamentale importanza.

Convocando voci che intrecciano la filosofia con ambiti disciplinari e metodologici della più vasta area delle scienze umane, il Bollettino Filosofico intende ripercorrere questioni antiche e nuove intorno all’altro e ai suoi volti al di là di quanto viene considerato come accertata e indiscutibile acquisizione, magari in direzione di una riflessione sulla relazione che, come ha scritto Emmanuel Levinas, “non ha misura comune con un potere che si esercita, foss’anche godimento o conoscenza”.

Pubblicato: 2019-12-13

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