A cura di Francesca Ferrando, Simona Marino e Caterina Arcidiacono

Questo numero de La camera blu è un importante contributo agli studi di genere e al postumano per diverse ragioni. Attualmente, il postumanesimo è entrato a far parte del discorso accademico piú alla moda. Questa svolta rappresenta, da un lato, una grande opportunità di riforma sociale, dato che l'antropocentrismo sta portando a un disastro eco-ambientale così profondo da mettere a rischio la sopravvivenza stessa della specie umana. D'altro lato, l'appropriazione egemonica del discorso postumanista apporta anche una mistificazione del significato stesso del postumanesimo, con ironiche conseguenze. Il soggetto “neutro”, ossia maschile, bianco, eterosessuale, occidentale etc., sta riscoprendo il postumano nel nome del Padre, in una ricostruzione astorica in cui il contributo determinante del femminismo viene pian piano rimpiazziato da nomi di teorici maschili, per assicurare una genealogia fallocratica agli studi postumani. È questa una sconfitta postumana? Tutt'altro. Il successo che il postumanesimo sta suscitando può solo soddisfare studiose che da anni si impegnano alla sua promozione. Ma in questa proliferazione del postumano, che porta il significato stesso del termine ad assumere diverse tonalità, colori e sfumature, è di cruciale importanza riscoprire le sue radici. Il postumanesimo nasce dal femminismo: dimenticare questo debito genealogico significa rinunciare all'identitá più profonda del postumanesimo. Questo numero intende da un lato sottolineare questa potente genealogia. Dall'altro, si vuole porre come piattaforma per ulteriori sviluppi del genere attraverso il postumanesimo, e del postumanesimo attraverso il genere, riflettendo sui futuri possibili del genere in relazione alle specie umane e postumane.

Pubblicato: 2015-06-13

Introduzione